La santità più alta s’incarna nell’umile gesto. La spiritualità cristiana è una spiritualità incarnata. Materializzare la vita spirituale significa manifestarla con modi corporali umani: l’espressione del volto, uno sguardo, il tono della voce, una stretta di mano, un bacio.
La fede s’incarna nelle parole della preghiera che è la lingua della speranza. La forza di una preghiera detta con il cuore, che uno stesso è riuscito a comporsi, oppure ha preso in prestito dalle parole di uno dei protagonisti del Vangelo; il semplice mettersi in ginocchio davanti al Santissimo Sacramento, oppure appartati nel silenzio della propria stanza; l’umile autoaccusa nella confessione sacramentale davanti al nostro fratello sacerdote che fa le veci di Cristo, sono soltanto alcuni esempi di un rapporto vivo e incarnato con Dio.
Se il Figlio di Dio si è incarnato ed è voluto divenire un uomo, allora ciò significa che la natura umana può essere santificata; che il linguaggio umano è in grado di parlare del mistero di Dio; che le parole umane della nostra orazione giungono fino a Dio.
L’autore, partendo dalla semplice riflessione sulle piccole cose della vita quotidiana, ci mostra la possibilità di santificare la nostra vita incarnando in essa lo stesso spirito con cui Gesù ha nobilitato l’intera esistenza umana nei 33 anni trascorsi tra noi.
Pedro Turull è nato in Spagna, a Barcelona, nel 1928. È stato uno dei primi fedeli dell’Opus Dei a trasferirsi in Italia dove, in stretto contatto con il fondatore san Josemaría Escrivá, ha contribuito ad avviare le attività apostoliche della Prelatura. Nel 1956 fu inviato in Svizzera a iniziare il lavoro stabile dell’Opera. Nel 1968 fu ordinato sacerdote e poi nel 1992 tornò a Roma, dove intraprese un’intensa e apprezzata attività pastorale, città dalla quale è salito alla casa del Padre nel 2016.