“Ci troviamo di fronte ad un libro – afferma l’autore – dal titolo generico: Introduzione alla filosofia. Esso appartiene, dunque, ad un genere letterario coltivato con una certa insistenza da poco più di un secolo; però si distingue non poco per contenuto e per struttura dalle opere pubblicate che hanno lo stesso titolo. La ragione di questa differenza non proviene da un mero desiderio di originalità o di miglioramento, bensì da una diversa idea della filosofia e, ancor più, dal senso stesso che ha il parlare di un’introduzione ad essa”.
La filosofia nacque in un periodo di radicale incertezza, quando i greci persero fiducia nel mito e nella tradizione, sostituendoli con la ragione.Anche la nostra è un’epoca di incertezza radicale e dato che l’introduzione alla filosofia è “la scoperta e costituzione, nella nostra circostanza concreta, dell’ambito del filosofare – anch’esso concreto – che essa richiede”, deve per forza iniziare dallo “schema della nostra situazione” – come si intitola uno dei capitoli più suggestivi del libro – che si caratterizza dalla necessità di essere in cerca di una verità radicale. In altri libri di questo genere ci troviamo di fronte ai problemi della filosofia già costituiti, senza però che ci venga detto perché sono sorti e perché si sentì la necessità di meditare su di essi, come se la filosofia e i filosofi fossero frutto di un capriccio. In questo testo, il modo principale di penetrare nella filosofia è, invece, mostrare che questi problemi furono anzitutto vita vissuta di alcuni uomini che percepirono la drammaticità di una situazione problematica. E, ancor più, mostrare che questi problemi riguardano da vicino anche noi, che siamo in una situazione simile e abbiamo bisogno della funzione vitale della verità.
Julían Marías nasce a Valladolid nel 1914, inizia gli studi universitari nel 1931 iscrivendosi alla Facoltà di Scienze ed allo stesso tempo a quella di Filosofia, scoprendo poi definitivamente la sua vocazione per quest’ultima grazie all’influsso decisivo del grande filosofo José Ortega y Gasset. L’amicizia e la profonda comunità intellettuale che da allora legarono maestro e discepolo, e che spingevano il primo a parlare di “nostra filosofia” al secondo, costituiscono una medesima chiave di accesso a due mondi filosofici complementari, innovatori e incomprensibili l’uno senza l’altro. Marías realizza fin dall’inizio quel lavoro d’interpretazione creatrice della filosofía del maestro che farà della sua opera da una parte un ambito di esposizione e di completamento sistematico delle sue idee e, dall’altra, un loro inevitabile prolungamento. Marías risponde generosamente all’esigenza implicita nella filosofia del maestro di una sua esposizione sistematica, dedicandole numerosi scritti tra cui spiccano soprattutto i due estesissimi libri Ortega. Circunstancia y vocación (1960), e Ortega, las trayectorias (1983). Nel 1948 Ortega, da parte sua, affida a Marías, nell’ambito di quel breve però intenso progetto dell’“Instituto de Humanidades” da loro fondato, l’esposizione delle sue idee sociologiche. La sorprendente originalità della filosofia orteghiana che permette a Marías di superare la pura descrizione fenomenologia e di concepire la ragione come un’esigenza della vita stessa nel suo farsi, spinge il filosofo spagnolo ad arrivare a comprendere da una prospettiva privilegiata il concetto di persona e di esplorare, così, nella sua ultima opera, il nucleo stesso del cristianesimo.Tra i suoi libri fondamentali, oltre la presente Introduzione, ricordiamo La Estructura Social (1955), Antropología Metafisica (1970), Mapa del mundo personal (1993), Persona (1996), La Perspectiva Cristiana (1999).