«Dio perdona sempre, l’uomo qualche volta, la natura mai». Questo noto proverbio racchiude ciò che possiamo chiamare una metafisica del perdono, nella quale si possono distinguere tre tipi di essere: l’essere infinito di Dio che è sorgente di ogni perdono, l’essere finito dell’uomo, che è capace di perdonare perché dotato di libertà, e l’essere altrettanto finito della natura, incapace di perdonare perché obbedisce soltanto a leggi fisiche o psichiche. Nel perdono umano vi è la compresenza di tutti e tre: la natura come causa dei processi psichici che devono essere superati (la vendetta o il rimorso), l’uomo come soggetto che offende o che viene offeso e, soprattutto, Dio quale origine e fine ultimo del perdono.
Ma è l’esistenza stessa di una relazione fra l’offensore e l’offeso inficiata dal male a suggerire la necessità di elaborare un’Antropologia del perdono. Essa poggia sue due tesi. La prima verte sulla necessità del perdono sia da parte dell’offensore sia da parte della vittima, poiché senza perdono non è possibile il pentimento ma solo la colpevolezza, il rimorso e la disperazione; viceversa, senza pentimento non vi è nessun vero perdono ma solo l’oblio dell’offesa, della colpa… o la pura indifferenza.
La seconda tesi è ancora più forte: oltre ad essere una necessità per l’offensore e per l’offeso, il perdono è un dovere perché soltanto esso è capace di trasformare una relazione corrotta dal male (e perfino di rigenerarla), che altrimenti si cristallizzerebbe nella paura, nel rancore o nell’odio, ossia in una totale sfiducia in sé e nell’altro. Il perdono è dunque un bene relazionale.
ANTONIO MALO insegna Antropologia presso la Pontificia Università della Santa Croce (Roma); è membro fondatore del “Xavier Tilliette International Institute”; membro del Comitato scientifico della Rivista “Acta Philosophica” e del “Centro di Ricerche di Ontologia Relazionale” (ROR). È inoltre professore visitante in diverse Università americane.
Il suo campo di ricerca è l’antropologia dell’affettività, la teoria dell’azione, le relazioni umane e la filosofia del dono. Tra le sue opere principali: Antropologia dell’Affettività (Roma 1999); Introduzione alla psicologia(Milano 2002), Il senso antropologico dell’azione (Roma 2004), Io e gli altri. Dall’identità alla relazione(Roma 2010), Cartesio e la postmodernità (Roma 2011), Essere persona. Un’antropologia dell’identità (Roma 2013), La antropología tomista de las pasiones: En los orígenes de la afectividad humana (Madrid 2016), Uomo o donna. Una differenza che conta (Milano 2017).